17 Dic

 

Vi presentiamo le Favole di Baby Interior Design, i racconti della vostra carta da parati preferita.

Leggetele ai vostri bambini prima della buonanotte!

 

Ester

 

Ester, una graziosa bambina, si era fermata a riposare dopo una giornata passata a giocare nei prati verdi.

Sulle rive di un tranquillo fiumiciattolo, Ester, una graziosa bambina, si era fermata a riposare dopo una giornata passata a giocare nei prati verdi.
Sedendosi sulla riva del corso d’acqua, per trovare un pò di rinfresco, si mise ad ammirare i fiori e le foglie che galleggiavano e roteavano in superficie.
Si era molto divertita in quella sua giornata di giochi, ma scorgendo il suo riflesso nell’acqua finì per avvertire una lieve sensazione di solitudine.
Non aveva purtroppo nessuno con cui giocare, e alcuni giorni sentiva di averne proprio bisogno. Rimanendo in riva al fiume con i piedi a bagno, prese la sua bambola preferita,
e cominciò a pettinarla con cura. Mentre era impegnata a lisciare i capelli del suo giocattolo, non si accorse di una curiosa presenza che, piano piano,
si avvicinava saltellando verso di lei. Un buffo ranocchio verde, con una piccola corona sulla testa, si fermò affianco a lei, e, con un largo sorriso sulla faccia, si presentò alla piccola Ester con un forte e rumoroso “Ciao!”.

A quel sonoro ed improvviso gracchiare, la bambina sussultò dallo spavento

Lanciò per aria la tanto cara bambola, che per poco non finì nel fiume, e lo stesso ranocchio si spaventò di conseguenza,
capitombolando malamente in acqua. “Chi ha parlato?”, domandò Ester guardandosi attorno.
“Sono stato io”, disse il ranocchio, facendo capolino con la testa dal pelo dell’acqua. “Un rospo parlante? Come è possibile?”, domandò la bambina.
“Beh, prima di tutto sono un ranocchio”, esordì l’animaletto con un tono leggermente seccato, “E poi sono vittima di un sortilegio.
Di una fata, pare, ma io credo davvero che fosse una strega. E, a proposito, mi chiamo Zeno”.

“Io sono Ester”, rispose spontaneamente la bambina.”Oh, sono esterrefatto!”,
disse il ranocchio in modo molto scherzoso. Ester non rise a quel complimento, ed anzi lo guardò male con il sospetto di essere presa in giro.
“Dimmi, ranocchio, che cosa vuoi da me?”, gli chiese. “Io voglio un grande bacio da parte di una fanciulla per tornare ad essere me stesso!”, rispose Zeno con entusiasmo.

 

Un bacio

Cosa? Un bacio? Ma non posso, sei un piccolo ranocchietto dalla pelle viscida, e la cosa mi fa davvero orrore!”, disse Ester stizzita.
“Ah, orrore addirittura?”, domandò Zeno balzando fuori dall’acqua. “E dire che io sono rimasto finora nel fiumiciattolo in cui stavi infilando i tuoi piedacci sporchi, senza nemmeno lamentarmi”, ribattè.
“Ma che cosa stai dicendo!”, strillò Ester, rossa di vergogna, facendo ridere a crepapelle quel piccolo ranocchio. “Piuttosto”, continuò borbottando,
“cosa vuol dire che ritornerai te stesso? In cosa dovresti trasformarti?”. “In un bellissimo principe”, rispose fiero il ranocchio.
“E se tu dovessi baciarmi, diverresti la mia principessa”. “Brrr, ma a me solo l’idea di avvicinarmi e te fa rabbrividire”, si lamentò la bambina,
“Però se quel che dici è vero, perché non provare?”. E indugiando un pochino, diede un piccolo bacino sul capo del ranocchio, ritraendosi immediatamente.

 

Ma non successe nulla. Infastidita per l’accaduto, Ester si risentì molto: “Ma insomma, che cosa mi hai raccontato? Sei solo un ranocchietto parlante che si è preso gioco di me!”

“Suvvia, e ti sembrava un bacio quello?”, rispose Zeno. “Per forza che non ha funzionato, a malapena mi hai sfiorato la testa”.
“E nemmeno potrai aspettarti di meglio, truffatore!”, continuò la bambina. “Ma pensa al dopo, cara Ester: io e te saremo principe e principessa di un grande regno,
avremo splendidi cavalli bianchi per correre veloce nei prati verdi e vivremo nella ricchezza!”, argomentò il ranocchio. “Non ti piacerebbe avere tutto questo?”.

“Beh, in realtà sì. Sì, moltissimo! Ti darò un’altra possibilità, ranocchietto.” E si riavvicinò a Zeno, porgendogli un più convinto bacio sulla guancia. Ma ancora non accadde nulla.

 

Con agilità e con grandi balzi, il piccolo Zeno sfuggiva però ai suoi tentativi di cattura, facendosi beffe dell’ira della bambina e ridendo di gusto.

“Mi hai proprio ingannato, allora!”, si adirò Ester, “Che esperienza disgustosa!” “Parla per te”, ribattè il ranocchio, eseguendo una piroetta all’indietro
“Io sono al settimo cielo!”. Al che, la piccola Ester si spazientì del tutto, e cominciò ad inseguire quell’insopportabile ranocchio per tutti i prati.

L’inseguimento durò qualche minuto, con il piccolo ranocchio che non dava modo di farsi acciuffare. Finché non si trovò con il fiume alle spalle; la bambina si fermò
allora dinanzi a lui,gli serrò la strada, e festante gridò “Ti prendo!”, avventandosi con un tuffo; ma Zeno, balzandole sopra la testa le sfuggì nuovamente, facendo finire la piccola Ester dritta nel fiume.
“Ah”, disse Zeno “io non ti piaccio proprio, ma tu nuoti esattamente come una ranocchia!”.

Guardandosi, i due scoppiarono fragorosamente a ridere.

“Oh, piccolo Zeno”, disse Ester riemergendo dall’acqua “la verità è che io ti trovo simpaticissimo!”, e con grande spontaneità diede al ranocchio un affettuoso bacio sulla fronte;
ed in quel momento, Zeno si trasformò in un bel bambino. “Zeno, ti sei trasformato in un bambino! Ma io credevo fossi un principe.” domandò Ester stupefatta. “Oh, ma lo sono!” ribattè Zeno
“E domani sarò un marinaio, e salperemo per mari sconosciuti, alla ricerca dell’isola del tesoro. E dopodomani sarò invece un cavaliere, e ti salverò dal terribile drago.”

“E per tutti gli altri giorni, potrò essere ciò che vuoi. Sempre che tu voglia giocare con me.”

E fu così che Ester trovò un vero e buon amico, che dopotutto era ciò che aveva sempre voluto.

Solo i sentimenti veri e sinceri l’avevano ricompensata, e fu una lezione che non scordò più.

 

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